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LA TRANSIZIONE GREEN NON SPAVENTA LE AZIENDE AUTOMOTIVE

Se in Italia l’auto elettrica resta confinata a una quota di mercato minima (4,1% nei primi 11 mesi del 2023), le aziende coinvolte nel settore guardano con fiducia alla transizione elettrica.

Questo è il risultato dello studio condotto dall’Osservatorio TEA (Trasformazioni dell'ecosistema automotive), guidato da Cami (Center for Automotive & Mobility Innovation) del Dipartimento di Management - Università Ca' Foscari Venezia e da Cnr-Ircres. L'ente è nato nel 2022 per studiare e favorire l’attuale processo di transizione tecnologica della mobilità: tra i vari componenti, fanno parte del suo comitato di indirizzo anche Motus-E, il ministero delle Imprese e del Made in Italy, la Fiom-Cgil e la regione Piemonte.

Il campione. La rilevazione, presentata presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha coinvolto 217 dei 2.152 operatori del settore auto individuati dallo stesso Osservatorio. Ebbene, secondo tale studio otto imprese italiane su dieci si aspettano un impatto positivo (o nullo) della transizione elettrica, sia sotto il profilo della produzione (79,5%), sia dell’occupazione (83,2%). I più ottimisti sono i rappresentanti delle aziende "micro" o di media grandezza, che si attendono riflessi positivi o nulli, rispettivamente, nell’83,6% e nell’80% dei casi. Il 51,7% delle piccolissime imprese, peraltro, ritiene che l’auto elettrica possa aumentare la forza lavoro, a fronte di una generale tendenza tra gli altri operatori a ritenere non rilevanti i riflessi occupazionali per il futuro.

Meglio in Lombardia. Sotto il profilo "geografico", le aziende più ottimiste sono quelle lombarde: le loro risposte hanno consentito all’Osservatorio di stimare tra di esse un incremento del 6,3% di occupati da qui al 2027, a fronte di un valore nazionale dello 0,6%. In negativo risultano invece le previsioni per il Nord-Est (-4,3%) e il Sud (-3,5%), territori più dipendenti dalla produzione di auto a motore termico e con meno esportazioni in questo settore.

Pochi lavoratori. In questo quadro tendenzialmente positivo, va tuttavia registrata una difficoltà delle imprese nel reperire professionalità in linea con le esigenze della transizione elettrica: a seconda dei ruoli richiesti, la forbice di aziende che hanno ammesso tale problema va dal 39,3 al 48%. Pertanto, non sorprende che le imprese coinvolte nell’indagine ritengano prioritaria, tra gli interventi attesi dalle istituzioni, una defiscalizzazione delle assunzioni di personale più giovane, nonché di forza lavoro esperta, ritenuta "importante o molto importante" dal 65% circa delle imprese intervistate. Inoltre, risultano di pari rilievo gli incentivi per l’acquisizione di tecnologie o per la riconversione produttiva, nonché le agevolazioni per la formazione dei lavoratori: lo chiedono a gran voce, rispettivamente, il 58% e il 54,3% delle aziende coinvolte nel sondaggio.

Fonte: Quattroruote e Motus-e

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